giovedì 24 marzo 2011

L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA


Da oggi, con l'uscita in edicola a Roma e Milano, seguita domani dall'uscita in tutt'Italia, inizia ufficialmente una nuova era per Ciak: il numero di aprile che trovate in edicola è infatti completamente rinnovato nella grafica e nei contenuti, grazie a un restyling che segna un passo importante per la rivista a ventisei anni dalla nascita. In copertina c'è l'eroe Marvel, Thor, Chris Hewmsworth diretto da Kenneth Branagh, dentro trovate anteprime, interviste, recensioni, preview, dal nuovo film di Paolo Sorrentino con Sean Penn, This Must Be The Place, alla Lezione di cinema di Robert Rodriguez, da un'intervista a quattr'occhi a Jake Gyllenhaal a Non lasciarmi con Keira Knightley e Carey Mulligan, dalle prime immagini del nuovo film di Steven Spielberg, War Horse, alle prime rivelazioni su The Dark Knight Rises. E ancora, Taxi Driver rianalizzato a trentacinque anni dall'uscita, le ragazze di Sucker Punch raccontate dal regista Zack Snyder, tutti i film che andranno a Cannes, da Moretti a Gus van Sant fino alla nuova tendenza con tutti i film di alieni in sala, da Super 8 a Monsters.
Seguite l'evoluzione del nuovo corso su facebook.com/ciakmagazine

domenica 20 marzo 2011

CIAK? E' SU FACEBOOK



Cari lettori del blog, eccovi una notizia: è nata la pagina ufficiale di Ciak su Facebook! Uno spazio in cui scambiare idee, informazioni e passioni da grande schermo fra lettori e addetti ai lavori... e avere tutte le informazioni sulla vostra rivista di cinema preferita! Cliccate facebook.com/CiakMagazine e entrate in redazione con noi!

giovedì 10 marzo 2011

ECCO 2010 L'INDICE DI CIAK


Come annunciato sul numero in edicola, postiamo qui il link da cui scaricare l'indice 2010 di Ciak, con i personaggi, i film e le rubriche di un anno di cinema nonché l'elenco dei 200 film presenti sui numeri speciali di gennaio e agosto. Questo il link da cui scaricarlo, una volta entrati nella pagina scendete fino alla scritta arancione con scritto DOWNLOAD: www.sendspace.com/file/nv1flu

lunedì 28 febbraio 2011

OSCAR 2011: I COMMENTI DI CIAK/2



Doveva essere l’Oscar dei giovani. L’edizione dello svecchiamento. Sul palco due attori della nuova leva in veste di padroni di casa, sullo schermo il superfavorito (fino a qualche giorno fa) Social Network, in platea un bel po’ di candidati under 35. C’era persino un coro di ragazzini alla fine. E invece gli 83 anni degli Academy Award si vedono tutti. Vince un film sul passato (bello, molto bello, e classico), sul palco è tutto un preconfezionato, ingessato e noioso ringraziamento a mogli meravigliose, madri lungimiranti, compagni di lavoro straordinari. Il solo momento di autentica commozione è quello dell’omaggio agli scomparsi dell’anno, l’unico guizzo di vivacità arriva dai vecchi Kirk Douglas che più arzillo che mai corteggia la Hathaway, e Randy Newman (miglior canzone per Toy Story 3), che ironizza sul rapporto tra 20 candidature e due sole statuette vinte. Timidi, troppo timidi Anne Hathaway, che sfoggia un abito dell’archivio Valentino ogni 15 minuti, e James Franco che si muove come un corpo estraneo nel circo hollywoodiano. Tutto come previsto, nemmeno una sorpresa, passioni sotto controllo, solo un sussulto di sana indignazione quando Charles Ferguson, il regista di Inside Job, miglior documentario, ricorda che nessuno dei truffatori responsabili del recente crollo di Wall Street è finito in galera. Ma la platea non raccoglie. Firth si considera risarcito dell’Oscar perso per il film di Tom Ford, la Portman festeggia in viola e col pancione, Christian Bale e Melissa Leo consacrano un film come The Fighter che ai selezionatori del Festival di Venezia non era piaciuto, In un mondo migliore di Susanne Bier trionfa anche al Kodak Theatre. Grandi sconfitti i film sul Facebook e soprattutto Il Grinta: dieci candidature e neppure una statuetta. I Coen in platea sbadigliano, ma non sono i soli.
ALESSANDRA DE LUCA

Lo scorso anno ci eravamo illusi che l’Academy si fosse svecchiata un po’. Con i premi al potente Hurt Locker, sguardo atroce su una guerra ancora in corso, e con la statuetta al maestoso Jeff Bridges grasso, sporco e pieno di vomito in Crazy Heart, pareva che gli Oscar potessero andare anche ai film che disturbano lo sguardo, la testa e il cuore. Il 2011, invece, già nelle nomination lasciava fuori dai premi che contano i veri capolavori dell’anno: Inception, non a caso tanto amato dai lettori di Ciak, e Hereafter, magnifico sguardo sull’aldilà del giovane-vecchio Clint Eastwood. Il discorso del re è un ottimo film, ma forse erano sufficienti premi come la migliore sceneggiatura e miglior attore Colin Firth (a fianco con la moglie, Steven Spielber e figlia) Nolan ignorato - perfino alla candidatura - alla migliore regia è uno sfregio. Mi chiedo poi se Il grinta non abbia avuto alcun premio solo perché non ha rispetto per il mito del West americano, trasformato dai Coen in porcilaia per ubriaconi guerci, donne menomate e miseri baratti, l’uomo è un dollaro quasi senza valore. Forse è stato ignorato proprio in quanto antitesi blasfema dell’icona originale: il “Duca” John Wayne, che vinse la sua unica statuetta per la più conciliatoria versione del ‘69. Grazie al cielo c’è invece un po’ di Aronofsky nei premi che contano: Portman è davvero straordinaria in Cigno nero e così Chris Bale nel film The Fighter, che inizialmente fu concepito proprio dal “combattente” regista newyorkese. È comunque lecito chiedersi se l’Academy impolverata di quest’anno avrebbe premiato la fulgida Portman anche senza il pancione.
LUCA BARNABE’

E' bastato il pur bel collage montato a presentare i 10 candidati a miglior film a farci capire che il "sovrano" avrebbe sovrastato gli altri: Colin Firth e il suo discorso contenitori sonori per le immagini degli altri titoli. La 7ma di Lodovico Van in struggente ma scontato sottofondo. Io proprio non ci sto con quest Oscar (miglior film e regia) a Il discorso del re, surreale scippo all'altro inglese Nolan "il visionario" (premiato con Wally Pfister, foto qui sotto) ma soprattutto al sincopato Fincher (il mio preferito a tali premi). Mi consola un Oscar specifico a The Social Network: quello al MONTAGGIO perché diciamolo, un film ben girato e mal montato è come avere ottimi ingredienti buttati a caso. E nel caso di questo film mi è parso perfetto a riverberare il ritmo di quel mondo, del nostro universo web fatto di istantanee, interruzioni, abbreviazioni, velocità estrema. Facebook è così, anche fisicamente parlando: chi ci lavora non cammina, schizza in skate. Era difficile renderlo in un film ma Fincher ci è riuscito. Detto questo nulla da eccepire ai premi agli attori, forse coloro che hanno fatto la vera differenza quest'anno. And the Brits go on!
ANNA MARIA PASETTI

OSCAR 2011: I PRIMI COMMENTI DI CIAK


Nessuna grossa sorpresa, a parte forse la sconfitta di David Fincher come regista. I premi più importanti li ha vinti Il discorso del re con parziale vendetta per Christopher Nolan, non nominato fra i registi che ha fatto vincere a Inception ben quattro Oscar, esattamente come il film di Hooper. Naturalmente tutto questo segna il grande ritorno di Harvey Weinstein distributore del film con Firth, paragonato come caso al suo Shakespeare in Love del 1999. Christian Bale (con barba rossa perché sta girando in Cina il film di Zhang Yimou The 13 women of Nanjing, in cui interpreta un prete) si è fatto scappare un “bloody hell” passato indenne in televisione mentre è stato coperto dal bip il “fucking” di Melissa Leo che voleva dire che “visti a casa i discorsi di ringraziamento sembravano fottutamente facili mentre sul palco sono un’altra cosa”. Continua invece la maledizione di Roger Deakins, direttore della fotografia de Il grinta alla sua nona nomination ma nessun Oscar, mentre tra i soliti sospetti degli Oscar hanno vinto la costumista Colleen Atwood (9 nomiination e terzo Oscar), il musicista Randy Newman (20 nomination e terzo oscar) e il mitico Rick Baker per Wolfman (12 nomination e settimo Oscar).

MARCO GIOVANNINI da Los Angeles



Non amo gli Oscar, tutto quello che significano e che li circonda. Trovo che tutto il meccanismo sia viziato da almeno due fattori: è inevitabilmente troppo americanocentrico ed i premi sono quasi sempre di tipo confermativo.

Anche nell’ambito delle scelte spicciole. Nella rosa dei candidati, Il discorso del re – che sia chiaro è un ottimo film di attori e sceneggiatura – è sicuramente l’opzione più rassicurante e conservativa. Provate a fare una ipotesi giochino: se fosse uscito 10 anni fa, 20 anni fa, 30 anni fa, si sarebbe notata una differenza di stile, di impatto, di narrazione? Francamente non credo. È il classico “bel” prodotto per tutte le stagioni. Considerazione che non si potrebbe fare ad esempio per The Social Network o per il discutibilissimo e “sbilenco” Black Swan. Per il resto, tutto secondo previsione, con la constatazione che al divo si preferisce ormai – ed è significativo – la performance dell’attore, il suo annullamento nel ruolo (vedi Firth e la Portman e anche Bale e Melissa Leo, tutti antidivi perfezionisti) e con il piacere (personale) di vedere sugli allori un cinema piccolo per quantità ma che sa scavare - nei suoi titoli migliori – tra i nervi scoperti della società, come quello danese di Susanne Bier (a fianco) per In un mondo migliore.

MASSIMO LASTRUCCI



Potremmo dire che alla fine le cose sono andate all’opposto dell’anno scorso. Oscar 2010: vittoria di un outsider, un piccolo film indipendente, aspro e realista, diretto da una donna e non supportato dal successo al box office. Oscar 2011, invece, vittoria della classicità, visto che nulla è più classico della buona vecchia scuola britannica. Il discorso del re è certo un buon film, racconta una storia originale e interessante, ha uno straordinario protagonista e il regista, bisogna dargliene atto, evita un banale stile illustrativo, utilizzando gli spazi con bel gusto simbolico/psicologico. Ma è piuttosto evidente che quest’anno l’Oscar ha offerto premi in gran parte prevedibili e ha di fatto bocciato i due film più innovativi: da un lato, i contenuti complessi, attualissimi e universali di The Social Network, il grande sconfitto (e il mio preferito), dall’altro la forma visionaria e rivoluzionaria di Inception, la cui sconfitta è ancora più crudelmente ironica, visto che ha ottenuto quattro statuette come Il discorso del re, ma tutte tecniche, facendo di fatto la “stessa fine” di Avatar. E lo spirito innovativo del cinema? Bisogna andarselo a cercare in qualche premio minore (tipo il miglior documentario, Inside Job, strepitosa inchiesta sulla crisi economica globale) oppure in altri premi, come gli Indipendent Spirit Awards, che premia l’eccentrico ma almeno inconsueto Cigno nero, valorizza film-sorpresa come Un gelido inverno, scopre opere poetiche ed eccentriche come Get Low, o valorizza nuovi talenti come quello della sceneggiatrice di Tiny Furniture.

STEFANO LUSARDI



Tutto molto prevedibile, anche troppo in quest'edizione: Il discorso del re vince quattro degli Oscar più importanti e la Portman porta a casa la statuetta come attrice. La Bening ancora a mani vuote, ma la cosa che lascia perplessi è l'Oscar alla regia a Tom Hooper: dopo lo scandalo della mancata nomination a un enorme Nolan, lasciare Fincher a mani vuote pare assurdo. Bello l'azzardo di premiare Trent Reznor dei Nine inch Nails per il bellissimo score di Social Newtork, come finalmente bene che Bale, attualmente uno dei migliori in scena, sia stato premiato. Anche se noi amanti fino alla follia di Inception ancora non capiamo perché Leo DiCaprio non fosse nella cinquina degli attori. Misteri dell'Oscar, in cui il Direttore della Fotografia di Inception vince l'Oscar (Pfister, magnifico) e il regista non viene nemmeno candidato.Probabilmente Nolan farà la fine di Kubrick, che in carriera ha vinto solo un Oscar: per gli effetti visivi di 2001...

ANDREA MORANDI